Guizzo's Anna – I'm not scared (Geografie del controllo)

– Anna, devo dirti una cosa… Credo che Junior… L’ho sentito parlare di… Per via di quella storia che hai raccontato l’altro giorno, su Mark e…

Anna è al telefono con Spankye, ed improvvisamente si rende conto dell’enormità delle conseguenze dell’inutile sfogo di qualche giorno prima con il fratello. Si sente in colpa, soprattutto per via di quel discorso sull’onestà verso se stessi fatto a Spankye.

Non si può predicare bene e razzolare male, pensa guardandosi allo specchio e non riconoscendosi più. E’ ora di iniziare ad affrontare qualche ostacolo, per il bene di tutti. (La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili.)

Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo un lungo e stretto corridoio che pare diventare oblungo. C’è una crisi di panico soffocata tra respiri profondi dentro un sacchetto di carta. C’è la paura della folla che come sempre popola le strade di un quartiere troppo a lungo dimenticato.

La solitudine mi ha perseguitata per tutta la vita, dappertutto. Nei bar, in macchina, per la strada, nei negozi, ovunque. Non c’è scampo: sono nata per essere sola.

Le vie strette, curve, anomale per una città come New York, sembrano chinarsi per inghiottire Anna. Il cemento dei marciapiedi pare farsi liquido, avvolgerla, imprigionarla. Cerca di non inciampare e cadere, e studia un espediente per non concentrarsi sulle sue angosce, ora non può più crogiolarsi e richiudersi. Si concentra sui nomi delle vie, le elenca una ad una, ogni strada che la sua memoria le rimanda alle labbra, asfalti percorsi in una vita che sembra quella di un’altra donna.

Ringrazia mentalmente per la fortuna di vivere in un posto in cui Avenue non è soltanto una parola associata ad un numero.

Cammina, un isolato via l’altro, trattenendo il fiato nell’attraversare, il piede che tocca sempre la parte bianca della zebratura.

Attraversa l’incrocio tra Grove Street e Bedford Street. Nota il Central Perk, lo ritrova immutato dopo anni, soltanto qualche lieve ritocco all’arredo, ma lo stesso vecchio divano (tinello) maròn troneggia in mezzo alla stanza.

Cammina finché non ce la fa più e con un cenno ferma un taxi. Ad occhi quasi chiusi, facendo attenzione a toccare il meno possibile i sedili, chiede al tassista di condurla al porto. Lentamente estende lo spazio visivo. Travis, così legge sul consunto permesso comunale appiccicato al cruscotto con dello scotch ormai roso dal sole e dal tempo. Travis borbotta qualcosa tra sé e sé, e Anna osserva il buio farsi strada tra il cielo e la terra.

In ogni strada di questo paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno. E’ un uomo dimenticato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo.

E’ giunta al porto. E’ buio.

Travis parla ancora, non si sa bene con chi. "Vengono fuori gli animali piu’ strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l’altro verra’ un altro diluvio universale e ripulira’ le strade una volta per sempre."

Senza commentare Anna paga il taxi, e scende. Poi toglie dalla tasca destra dell’impermeabile un berretto nero, da marinaio. Se lo calca bene in testa, facendo attenzione a non lasciare sfuggire neanche una ciocca dei suoi lunghi capelli castani.

Per i brani in rosso, si ringrazia William Burroughs, scrittore beat che visse a New York, in Greenwich Village, forse dalle parti di Anna. Geografie del controllo è l’affascinante titolo della sua ultima opera.

Per le citazioni in verde si ringrazia Robert De Niro in Taxi Driver, non c’è bisogno di dire perché.

Wikipedia, in tutti e due i casi.

Come O.s.t., due brani al prezzo di uno. (Is megl che uan)

09.10.2006



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