Lolita 2000

Non era intenzionale, il mio virare da occupante sporadica di home page per argomenti futili a nascosta blogghista dagli interventi imbarazzanti. Spero di non farmi prendere la mano, ma un poco la musica, un poco i commenti seminati qua e là, mi è tornato alla mente un vecchio racconto, già premiato ad un concorso dal nome censurabile, e mi è venuta voglia di pubblicarlo qui. Nel frattempo, in questo periodo, oscillo tra un curioso desiderio di osare di più e un timore di uscire dalla carreggiata. Guardo al mio passato ed a un ormai remoto stile, mi domando se mi sia mai appartenuto, arrosisco virginalmente (a 35 anni vi pare possibile???) di fronte a parole un tempo volutamente sillabate ad alta voce. D’altra parte, però, inorridisco per le vie di mezzo prive di sapore che mi concedo. (Rivoglio il mio carattere di un tempo, ma senza correre il rischio della sbandata nel fosso…) lolita
 Chloée appartiene ad un genere un po’ naiif, vuole asserire senza dire. Ha tutte le intenzioni di affrontare un argomento rischioso ma vuole anche negare la vivibilità della situazione. Ho scelto l’ambientazione telematica perchè mi sembrava la più adeguata al contesto: il mio Humbert è un uomo del 2000, un eterno insonne che spende le notti collegato al pc ed alla cam, non per questo meno tormentato nei desideri, forse soltanto un po’ più saggio nelle azioni. Come se l’inframmezzo virtuale potesse fungere da deterrente, da oceano inattraversabile posto tra i noti "dire" e "fare". Ecco Lolita 2000, quindi, ovvero Chloée . Da leggere ascoltando Acqua e sapone, degli Stadio.
Un “lieve” osare.

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Chloée
Mi sembravi una piccola cerbiatta, con quello sguardo intimidito, che non riusciva a puntare dritto in camera.
Mi dicevi che non lo avevi mai fatto, che era soltanto per me… Avevi acceso il collegamento per mostrarti e regalarmi un volto: ti avevo vista armeggiare, quasi mi sembrava di leggere le tue impronte digitali sui polpastrelli vicinissimi all’obiettivo.
E poi tu.
Dicevi che ti vergognavi e ridevi nervosa, staccando le dita dalla tastiera solo per nasconderti la bocca con le mani…
Mi lasciavi penetrare come un intruso nella luce soffusa della tua camera, la lampada da tavolo illuminava a malapena i tuoi ricci, la pelle chiara del tuo viso tondo, i tuoi occhi scuri, dolci e lucidi, sottolineati da un filo di trucco ingenuo, impercettibile.
Nella penombra intravedevo una porzione di scrivania, un angolo di quaderno aperto con una penna poggiata di traverso, forse il tuo diario. Dietro di te, sugli scaffali al muro, i tuoi libri, e poi il tuo lettino, con una grande massa di camicette, gonnelline gettate alla rinfusa. Devi aver provato e riprovato prima di decidere con quale abito mostrarti a me, nel tuo studiato ingenuo candore.
La mia bambina. L’ho pensato sin dalla prima occhiata, proprio per questo ti volevo tanto di più di prima. Le mie fantasie assumevano una forma, ed era la tua.
"Sei la mia bimba". Te lo scrissi, e ti vidi sorridere per la prima volta.
Occhi dolci, la mia piccola.
Ripensavo alle parole sfacciate che tanto facilmente uscivano dalla tua tastiera, e al contrasto che creavano con la vista delle tue labbra sottili e timide.
Decidevo di chiamarti per saggiare la tua incerta provocazione… Per telefono ridacchiavi, insinuavi… gettavi il sasso e poi nascondevi la mano.
Ora la mia voce ti metteva in evidente imbarazzo, lo constatavo inequivocabilmente attraverso la telecamera. Ogni mia parola non faceva altro che aumentare il tuo nervosismo, e io mi cibavo del tuo essere così ingenua e candida, giocavo a scoprirti l’orlo di un’ipotetica gonna da scolaretta, il papà che ti prendeva sulle ginocchia.
Ti pensavo prostrata davanti a me, con il tuo tartan scozzese a pieghe svolazzanti aperto a corolla intorno alle ginocchia scoperte, le tue mani intrepide e sapienti nel cercarmi./p>
Immaginavo i tuoi ricci tirati dalle mie dita, ciocca a ciocca, e poi il mio palmo raccoglierli a coppa dietro la nuca ed accompagnare i tuoi movimenti..
Nel momento in cui realizzavo tutto questo e te lo dicevo, ti guardavo arrossire e poi lentamente ubbidire ad ogni sciocchezza che dicevo, gesti puliti eppure così seducenti, aprivi la bocca ed osservavo la tua lingua mimare con naturale istinto femminile azioni da donna consumata. (Da chi hai visto fare tutto questo, piccola?)
E poi ti sbottonavi adagio la camicia, mi mostravi la biancheria ed un piccolo seno bianco sovraesposto a causa della lampada puntata dritta sul tuo corpo, esattamente come ad un interrogatorio.
Ti trasformavi piano piano in ciò che ti chiedevo, docile e ubbidiente, la mia brava bambina.
Ora alzati in piedi, piccola", e tu eseguivi senza fiatare, dapprima impacciata e goffa, poi a poco a poco più sicura e decisa. Io ti studiavo e tu non potevi far altro che sentire la mia voce e continuare a ubbidirmi compiacente. (Davvero fai tutto questo per me, bambina? E’ la prima volta che lo fai?)
Goffa eppure provocante, ingenua eppur sapiente. Consapevole del tuo potere su di me.
Ed io ti immaginavo riversa sulle mie ginocchia, mi vedevo intento a punire la tua sfacciataggine, la tua impertinenza.
Mani di padre sulle tue gambe acerbe, con le calze abbarbicate soltanto fino a metà. Cosce nude, mani forti. La pelle che arrossiva e le lacrime che solcavano le guance. Mi sembrava davvero di udirti piangere, la gomma da masticare dimenticata in un angolo della tua piccola bocca tremante.
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Continuavo a guardarti, cercando di frenare per un po’ la fantasia, tu ti alzavi la gonna, "così, adagio", e le tue mani rallentavano, esitavano, le tue cosce pallide mi abbagliavano, i tuoi fianchi lattiginosi mi invadevano. Non potevo toccarti che con la voce, quella da sola doveva attraversare l’etere e scaldarti, abbracciarti, colpirti.
E al di là del monitor io ti chiamavo… la mia Chloé… La mia Lo…
che giocava a fare la Lolita…
Sarebbe finita male, piccola Lo.
Ecco perché ho dovuto attaccare il telefono, e per una sola volta guardarti, senza toccarti mai, prima di spegnere definitivamente il monitor.
Il mio piccolo fiore acerbo.
E` strepitosa, donna bambina
donna vedrai… bambina se lo sai…
Meravigliosa, stramaliziosa
vieni e vedrai, che cosa sentirai…
una donna lo sa, sa già cosa ogni uomo, sa come si fa
una donna non ha più bisogno di prove, più malizia non ha…
19.09.2006


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7 commenti su “Lolita 2000

  1. lo so che è splendida.. ma mi ricorda sogni mai avverati.. notti d’attese e sogni ad occhi aperti.. malinconie di stupidi innamoramenti da evitare… notti che o “sei sveglio, o non sarai sveglio mai”…

  2. Un premio davvero meritato, direi. Un racconto intriso di un erotismo finissimo. Non un passo aldiqua della reticenza o aldilà nella volgarità.

  3. Grazie Pim, sei gentile, anche se purtroppo credo mi capiti più spesso (e volentieri) di scivolare nel volgare, nell’espicito e nello sgraziato.

    Sono invece molto curiosa di sapere se hai scritto quel racconto estivo un po’ pavesiano un po’ erotico sul filo della memoria e dell’immaginazione…

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