In sogno

filiderbacj2Quotidianità, mi resta: quei gesti comuni che rassicurano come un abbraccio, ti permettono di dire "sono serena" e dimenticare ciò che ne è del "sono felice" e dell’ambizione di vivere la vita che voglio, senza domandarmi continuamente quale sia, la vita che voglio.

Una gita al mare, il viaggio in treno, in battello, guardarsi negli occhi in tre e scoprire che la testa o il cuore non sono più altrove. Ed io, che pensavo un giorno che non avrei mai più avuto tutto questo. Credevo di aver rovinato irrimediabilmente tutto, e mi rimboccavo le maniche mormorando tra me e me "something’s got to change", devo fare cambiare le cose.

Poi è successo: ho smesso di pensare continuamente al mio altrove impossibile, e senza accorgermene mi sono di nuovo adagiata in quella che ero, che sono. "Quella che non sei" è tornata ad essere un brano come un altro all’interno dell’ennesima Greatest Hits, i lividi sono quelli dei fianchi sbattuti per goffaggine contro il bracciolo di metallo di una sedia, le emozioni forti sono quelle di una mamma orgogliosa nel vedere la prima fiaba pensata e scritta dal proprio figlio.

Non sono quella che di fronte al delfinario chiama di nascosto per sapere dei malumori di uno sconosciuto. Nemmeno quella che lascia metà della tariffa di una notte in albergo su un comò, prima di andarsene. Non sono mai stata così. Io ho sempre voluto tutto, il brivido e l’affetto, il proibito e la famiglia. Ho sempre voluto troppo, e non ho mai imparato ad accontentarmi del tanto che avevo, che ho.

Ho sognato che mangiavi lo spezzatino di mia madre, che parlavi con mio fratello, tu che non hai mai nemmeno avuto un volto eri parte della mia vita tutta, e non l’ho fatto apposta, sei giunto così, dopo tanto tempo, quando ormai la mia quotidianità era pulita. Lo scrivo qui per respingere la tentazione di chiamarti e dirti questa stupidaggine, rischiando così di riaprire uno spiraglio inutile.

Lo scrivo qui, e mentre lo faccio l’occhio mi cade su quel libro di poesie che mi ricordano te, quelle Foglie d’Erba dalla copertina verde brillante, in cui Walt Whitman declama

"Svitate i chiavistelli dalle porte!

Le porte stesse, scardinate dagli stipiti!

Non ti chiedo chi sei, non è importante per me.

Non puoi fare niente, né essere altro che ciò che avvolgo in te.

Se non mi trovi subito non scoraggiarti,

se non mi trovi in un posto cerca in un altro,medium_jtm.4

da qualche parte starò fermo ad aspettare te."

 

E, all’improvviso, dopo questo sogno, provo il desidero di chiederti perdono per averti dimenticato, per non essere rimasta ferma ad aspettarti. 

 

O.S.T.: Come sei veramente, Giovanni Allevi

 

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5 commenti su “In sogno

  1. questo racconto รจ perfetto per esemplificare la mia “potteriana” riflessione sui sogni…. posso citarlo??

    un abbraccio, Prish

  2. anonimo il said:

    ho sogniato degli gorilli che salivano su il mio balcone e ci hanno a crediti   e pichiano mio padre

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