She's back

Giura che
non vorresti vedere mai
il nostro amore dato in pasto all’abitudine
.

Ancora me ne sto a crogiolarmi nelle parole di una canzone d’amore, mi copio il testo e carico l’mp3 su altervista, in un luogo deserto in cui nemmeno più soffia il vento – e d’altra parte sono stata io, lo scorso luglio, a spedire un pacchetto in carta rossa contenente un cd, nel brano 3 Gianmaria Testa recitava "non ti aspetto più", ma la verità è che io non ho aspettato, ma non me ne sono andata.

Immobile, nelle mie insoddisfazioni e nella mia incapacità di risolverle e risolvermi, ho perso le sole due cose che mi davano un palliativo sollievo: la scrittura e la capacità di parlare con qualcuno. Sto zitta nell’incertezza di aver qualche traveggola di cui presto mi pentirò, smaltisco la voglia di scrivere con gli occhi chiusi nel lettone, sotto una trapunta che mi regala ispirazioni perse nell’arco di nove ore. Sto zitta pensando che la mattina, appena sveglia, tutto sembra più buio ma poi un’alba rischiara l’umore.

Così facendo mi scorre il tempo davanti al naso, senza che io me ne riesca ad appropriare, trascorro il capodanno davanti a Strange Days in una maratona tv incredibilmente senza spot. Riascolto "la paranoia è una verità su scala più sottile", dieci anni sono passati da quando lo digitavo su un sms, cosa è cambiato in me da allora?

"La regina tristolina", mi diceva mio figlio almeno cinque anni fa, io lo spiattellavo sul mio primo blog con contorno di insoddisfazioni varie e consolazioni telematiche, e oggi.. cosa è cambiato? She’s back: la regina tristolina è ritornata, mio figlio è sempre il primo, oltre che l’unico ad accorgersene, io faccio finta di niente mentre si avvicina febbraio con tutte quelle ricorrenze da cui non mi aspetto più nulla, e che anzi mi fanno schifo e rabbia, poi aspetto un pretesto per esplodere.

Tanto, dopo pochi minuti, ore o giorni, tutto ritornerà a essere uguale.

O.S.T. Otto Ohm, Come parlo di te

 


 

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