Senza titolo 24

Ho una “cartolina”, scaricata dal sito di template in cui ho trovato questa luna e la magnifica persona che me l’ha personalizzata. Accidenti a me se son capace di caricarla qui sopra….


Una cartolina con una foto, c’è una di quelle ballerine di plastica che stanno nei cofanetti di portagioie, quelle che iniziano a ruotare su se stesse al suono di un carillon. Mia mamma ne ha una simile, la adoravo, quando ero piccola. Credo di avergliela praticamente distrutta, a forza di sfilarla per giocarci, ma nonostante tutto è ancora lì, al centro del bauletto, accanto alle perle finte e alla bigiotteria da balera. Quando le ho chiesto di lasciarmi in eredità quel “bugigattolo”, la mamma si è messa a ridere. Certo, logico che sbirciassi il suo anello a forma di fiore con brillante in mezzo. Ma il ricordo sta invece laggiù, nel cofanetto apparentemente senza valore, con la ballerina in mezzo, e con l’eco di mio papà che si mette la cravatta la domenica mattina, fischiettando “Lisa dagli occhi blu”.


Una didascalia recita “definizione di un ricordo…. che tarda… tarda… tarda… ad arrivare”.


A volte abbiam sensazioni che ci aleggiano intorno e non prendono forma. Suoni, colori, odori. Pronti per essere messi a fuoco ma non ancora afferrati. Si materializzano in maniera molto proustiana quando meno ce lo aspettiamo. Probabilmetne sono anche gli incoraggiamenti a vivere. Vivere per costruire ricordi..


Come il suono di una biglia di vetro contro il pavimento, il colore dei granelli di polvere illuminati dalle strisce di sole tra le tapparelle chiuse il pomeriggio, i giochi con le barbie sul letto a castello, nascosta nell’angolo in alto. Le prime fantasie sadomaso, copioni recitati da bambole supertettute.


Bambole, ballerine e carillon.

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