Ambarabà ciccì coccò

Ambarabà… ciccì… coccò……



La differenza tra la vita e la rete?


Ci pensavo in questo lungo week end passato con il portatile appresso.. Volevo scrivere, cosa che amo fare e che mi permette di sfogarmi quando la tensione aumenta. Ho passato invece tutto il fine settimana a stancarmi appresso a marmocchi – pure quelli degli altri – e scordare il peso dei pensieri. Tutto fino al rientro. Ancora in macchina, al ritorno, il cellulare che suona perchè ho scordato di mettere la modalità silenziosa ed è uno “dei tuoi amici”, quelli virtuali, quelli che non so spiegarli bene anche quando non c’è niente di male, e così suona e mi coglie alla sprovvista e non so dire che pietose bugie. Suona, e non rispondo.


La rete da una parte, la vita dall’altra.


L’impossibilità di rendere una compatibile con l’altra.


Quando la lite in ufficio o l’incomprensione in casa si fanno pressanti e i respiri per stoppare le lacrime si fanno profondi, quando contro il viso si fa pesante una mano fantasma, dura e dolorosa come se fosse un peso schiacciato contro, e deglutire diventa impossibile, allora è vita.


Nella rete è facile: così facile avere voglia di spaccare la faccia a qualcuno, e rendersi conto di diventare preda dei peggiori sette nemiciaamici capitali è un attimo. La ragione che quotidianamente pone il freno, qui si libera come un ingranaggio oliato e si trascina dietro tutto, anche quello che non si dice mai, quello che non si prova mai, perchè non si fa, perchè poi ci si pente, perchè non ha senso, è da immaturi, da psicotici, mentre tu guardati, non sei più una quindicenne che scodinzola dietro alle chimere.


La rete da una parte, la vita dall’altra.


Perdo il mio tempo a continuare a scrivere. Lettere d’amore o d’affetto a persone vicine o lontane, continuando a chiudere gli occhi di fronte all’evidenza che tanto a nessuno importa, a nessuno importerà. Lettere a mio padre, a mio marito, agli sconosciuti, parole a sfogo che sarebbe sempre meglio tenere per sé e non svelare mai a nessun altro.


E poi, a giorni alterni, la sensazione che sia davvero tutto inutile. Che non ci sarà mai alcuno al mondo per cui sentirsi speciali, forse anche perchè non ci si sente speciali ai propri occhi. La sensazione di aver perso tempo, sempre, anche a scrivere. Il disinteresse per tutto e la voglia disperata di sparire, salvo poi provare quella voglia di essere cercati lo stesso..


Formulare promesse in cui credere e poi ritrovarsi a ridiscuterle in ogni momento, chiedendosi se le scelte fatte nella nostra vita siano state quelle giuste. Lasciare sassolini dietro sé per essere ricordati. Patetici tentativi per attirare l’attenzione e poi pentirsi subito di averli sibilati, vergognarsi di essere stati così inutilmente stanchi, tristi, rabbiosi.


La rete da una parte, la vita dall’altra.


Sto di qua o sto di là, la mia vita che senso ha?


Ambarabà cicci coccò… me ne vado o me ne sto….

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