Senza titolo 36

In cinque, sulla cinquecento giardinetta color marcio della mamma. Piergiorgio davanti, accanto a mamma che guidava. Io dietro, in mezzo, con Raffaella e Cristina, le mie migliori amiche. Andavamo al compleanno di Massimo, nostro compagno di classe (quarta elementare) e mia prima "cotta", parolone grosso neppure compreso appieno. Mi prendevano sempre in giro, per Massimo. Non ci si scambiava ancora nemmeno i baci, allora: il primo arrivò due ore dopo, come regalo, dato di fretta su una guancia rovente tra le risate canzonatorie degli altri. Che schifo dissi io, che schifo replicò lui. Roba da grandi.

Eppure, il ricordo che serbo di quel giorno, durante il viaggio in macchina, è uno dei primi da grande. Lo sguardo di Piergiorgio che, voltatosi verso noi tre sul sedile posteriore per parlare, scese sulle mie ginocchia bambine, esposte per la prima volta da una minigonna di jeans bianca. Io, timida e goffa, in mezzo a Raffaella l’attrice e Cristina la ragazzina per bene. E lui guardava proprio me, le mie gambe. Stavo crescendo?

Mi sentii così bene, era come… essere desiderati. Senza sapere come e per cosa…. senza saperlo ancora.

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