Virtualmente defunta.

Rido all’idea che sia possibile morire telematicamente, eppure ne provo desiderio. No, un momento: non voglio donare alla mia virtual identity un funerale in pompa magna solo per stare a vedere chi mi piange di più. Se non fossi più marieagnees e diventassi per sempre jeanpierre o chloee solo per il gusto di guardami da un’altra angolazione (credendola diversa magari!!!) sarei una povera sciocca. Sento un irrefrenabile desiderio di schiacciare "delete" da un sacco di posti che sono stati più o meno assidui salotti virtuali di presunte tridimensionalità personali. Non so se questa insofferenza faccia parte del mio momento di apatia: stamattina davano 16 gradi a Torino, no.. non è l’estate da afa ed echi di "odio l’estate" di califaniana memoria. L’apatia persiste anche con il fresco, anche con la voglia di continuare a muover le dita sulla tastiera per fissar pensieri.

E’ solo che tante congregazioni virtuali sbandieranti legami reali finchè uno non si defila per un paio di mesi per vivere, tanti atteggiamenti di amor infinito mostrati per e da personaggi intonacati di vernice che prima o poi inesorabilmente viene grattata via, tanto arrabattarsi e perder tempo per comunicare e mantenere in vita il rimestio continuo di parole su parole, senza accorgersi della loro velocità di ammortamento…. tutto questo smuovere aria suona meno utile di un pinguino di terz’ordine: ronza e non raffredda.

Non pigio il tasto, non muovo il dito, so che un giorno forse vorrò tornare sui miei passi e usufruire di un’altra fetta di inutile ribalta virtuale, mi smentirò esattamente come un paio di anni fa ridevo a chi mi parlava di blog e tentavo di rendermi speciale snobbandoli. Mi tengo la botta di antipatia e la voglia di distanza. Parlo con Caterina e mi definisco virtualmente morta. Lei ride, ma è vero: mi resta solo questo esibizionistico soliloquio poco commentato, che perlomeno ha il pregio di non essere bassofondo di nulla. Di un entourage virtuale che fino a poco tempo fa dialetticamente difendevo con il coltello tra i denti, mi restan alla mente, a rimarchevole esempio, solo due pagine di un libro, le più illuminanti che mi sia capitato di leggere sul bdsm da tanto, tanto, tanto tempo.

Queste:

"La mia testa contro il Tuo ventre nudo,

le Tue mani fra i miei capelli…

Padrone…

I Tuoi giochi si librano su di me, come farfalle sul prato.

La Tua voce che calda scivola dentro di me…

Regalandomi sensazioni…

Padrone,

amo i Tuoi occhi, che mi legano a Te.

Amo la Tua bocca che segna il mio cuore,

amo le Tue mani che toccano la mia anima.

Padrone,

nel Tuo castello la Tua schiava

aspetta di esaudire ogni Tuo desiderio…

Come la luna viene trafitta

Dai raggi del sole nascente,

per ricordare al mondo la regalità

del suo padrone,

io aspetto di essere trafitta dal Tuo amore,

per mostrare al mondo intero

la bellezza del nostro amore.

Una vera stronzata pensai restituendo l’album al proprietario. In questo paese tutti si sentono poeti. Anche per dire quanto dolci sono le frustate sul culo."

(Massimo Carlotto, Il maestro di nodi, edizioni e/o, 2002)

Favoloso. le parole più intelligenti che mi sia capitato di leggere ultimamente. Illuminante. E pensare che ne ho lette tante, di poesie così. Forse ne ho teorizzata qualcuna pure io (spero non così idiota). Oddio, magari ho anche chattato qualche volta con il genio che ha scritto questa. Del resto, ricordo la polemica mossa all’autore all’epoca dell’uscita del libro, ero "virtualmente attiva" allora. Ora però mi sembra tutto così diverso, sto provando un insopprimibile desiderio di trovare questo Carlotto e stringergli la mano, magari chiedergli scusa per averlo in passato accusato di essersi introdotto ed aver sfruttato con malafede un ambiente virtuale (come allora si diceva quando dichiarò di aver "monitorato" annunci), ora vorrei quasi ringraziarlo di averlo fatto e averne mostrato il lato grottesco. Peccato non esserci riusciti da soli: l’ironia è un gran dono solo se c’è anche autoironia.

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5 commenti su “Virtualmente defunta.

  1. anonimo il said:

    vedo che sei sempre ricca di citazioni sparse un pò qua e la, mi fa piacere forse sarà la mia insana pigrizia ma le uniche citazioni che mi vengono spontanee sono musicali.

    tanto per non smentirmi ti dico: se siamo insani nel cervello non ci dobbiamo stupire se puoi guardiamo il grade fratello.

    ciauz

    Hellsing

  2. Io l’ho pigiato per davvero – e definitivamente. Ma il mio affetto non è di quelli che “perdono smalto”. Non per te.

    a.

  3. anonimo il said:

    Massimo Carlotto, Il maestro di nodi, edizioni e/o, 2002 BEH

    VUOI sapere una cosa? non ha scritto lui la poesia l’ha presa da un sito Internet se non ci credi cerca il servizio Delle IENE sul sadomaso. E vedrai che non è il vero autore.

  4. anonimo il said:

    In effetti ricordo il servizio delle Iene, anche se dopo un anno no ricordavo più per intero il contenuto del mio post.

    Carlotto non ha fatto bene a non citare le fonti, però tutto sommato il libro mi è piaciuto, e la poesia non lo mutava o migliorava in contenuto. Questa è una mia opinione personalissima che non cambia di una virgola l’irritazione del poeta defraudato, che forse, per sentirsi meglio, potrebbe adire a vie legali. (Specificando la piccatura nello sberleffo più che nel plagio)

    Agnès

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