Ieri sera a teatro

In "Don Chisciotte e gli invincibili", spettacolo di Erri De Luca, Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi, ricordare i cosiddetti 400 anni D.C. (dopo Chisciotte), ovvero la ricorrenza del quattrocentenario (si dice quattrocentenario?) della pubblicazione del romanzo di Cervantes è solo un pretesto.

Lo spettacolo, a cui ho assistito ieri sera, è un ispirato atto unico svolto intorno ad un tavolo illuminato da un lampadario con una cordicella da accendere e spegnere per i cambi di argomento. Sopra questo tavolo gli interpreti si passano bicchieri di vino rosso, cantando, declamando e suonando, e pare davvero di trovarsi in un’osteria. Si avvicendano brani famosi, meno famosi, canzoni e poesie, vite vissute, con il comune denominatore di un’invincibilità che qui non significa accumulare vittorie, ma sapersi rialzare e continuare a lottare.

Gli invincibili sono quelle persone che non hanno mai smesso di combattere, credere, anche in condizioni avverse, coloro che no si sono piegati ad un compromesso (così vengono visti i suicidi, cantati in questa occasione da Gianmaria Testa attraverso le note e le parole di De André), che hanno saputo amare con devozione una persona (Izet Sarajlic in "Nessuna tu"), un’ideale politico (scorrono diverse poesie di Hickmet), una convinzione personale… Tutto questo, gli invincibili hanno saputo crederlo, viverlo, sbandierarlo con fedeltà e passione per tutta la vita.

Gli invincibili sono i sognatori che non si arrendono mai, gli spettatori che non si omologano: c’è la lettura di quel bellissimo brano del romanzo di Cervantes in cui Don Chisciotte sguaina la spada contro i burattini mori di una rappresentazione: ecco, lui non guarda lo spettacolo, lo vive, lo pensa e fa proprio. Dietro questa esortazione c’è un monito a pensare con la propria testa, a non vivere di fatti già da altri fagocitati e digeriti, c’è un’esortazione a differenziarsi nelle proprie emozioni, senza vergognarsi della loro diversità.

Gli invincibili sono quelle persone che paiono perdenti, ma a guardarli bene non lo sono…. Ci eravamo sbagliati.

Vi lascio ciò che ho trovato in rete – campione non esaustivo delle parole ascoltate ieri, ma piccolo ricordo tra quelli che mi hanno emozionato di più.

Nessuna tu – di Izet Sarajlic

Tante donne

e nessuna tu.

A Sarajevo duecentomila donne

e nessuna tu.

In Europa duecentomilioni di donne

e nessuna tu.

Nel mondo due miliardi di donne

e nessuna tu!

Due – di Erri De Luca

Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo
saremo due come le acque, le dolci e le salate
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni
come i tempi del battito
i colpi del respiro

Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente
Quando saremo due, nessuno sarà uno
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due

Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso

07.12.2005 ore 12,16

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