Rewind (passo indietro numero 1)

 Volevo iniziare un ideale cammino a ritroso per soffermarmi su quanto ho visto o ascoltato di recente e non ho ancora commentato. Il significato di questi passi da gambero è meramente egoista: vorrei un giorno ricordare i momenti, le emozioni, così come son stati vissuti, e per fare questo non c’è mezzo migliore della parola scritta, un diario personale che si soffermerà su alcuni eventi per volerli fissare con una puntina da disegno su questa bacheca di sughero.

Il primo passo cronologicamente è breve: l’ultimo spettacolo della stagione di cabaret, sabato scorso, ha visto in scena il volto di Paolo Rossi, anche lui intento a guardarsi indietro, alle prime esperienze lavorative. Sotto il filo conduttore di una perdita di memoria Rossi ripercorre i passi del suo personaggio di nome Kowalski, affidando ai nuovi spettatori come ai nostalgici alcune sue chicche ripescate a partire dal 1986. Vecchio e nuovo si rimescolano con l’aiuto di un gruppo di musicisti tra i quali spicca (è lei o non è lei?) Syria, frizzante e spiritosa, oltre che musicalmente sempre interessante – Il primo atto, più lungo ma mai noioso, si chiude con le note di una Somewhere over the rainbow rockeggiante e grintosa.

Tra le battute che hanno reso "little king" Rossi famoso, conosciute a memoria dai fan storici tra cui la sottoscritta, la solita gag del fermo da parte dei carabinieri ("Paolo Rossi….. E’ il fratello?") e l’aneddoto degli amici che si ritrovano dopo anni e si confrontano alla luce di una fetta di vita vissuta: "uno da grande voleva fare il ginecologo delle dive, un altro il calciatore di serie A, io la testa di c…o, beh… Sono l’unico ad esser riuscito ad avverare il suo sogno!"

Più di due ore, godibilissime, e un bis, UNO SOLO purtroppo!, e alla fine, poco importa se la memoria di Kowalski non riesce a tornare per intero: ci pensiamo noi spettatori, che Paolo l’abbiam seguito ai tempi dei tendoni, ai tempi delle canzoni come "un mediano di nome Abdul", noi che l’abbiamo applaudito quando rivisitava Giulietta e Romeo piuttosto che Molière o la Costituzione… Una memoria che si arricchisce ora di qualche sketch su Moggi o su Lapo Elkann, perchè qualunque cosa dica Paolino, basta vederlo in scena, e provi sempre un po’ di simpatia in più, qualcosa che resiste a tutte le amnesie del mondo… lo dice lui stesso: "Le storie non sono cose, oggetti. Le storie non si possono toccare, sono loro a toccare noi, a farci diventare cose od oggetti…”.

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 Chiamatemi Kowalski
Il ritorno
scritto e diretto da Paolo Rossi
con la collaborazione ai testi di Carolina de la Calle Casanova, Emanuele Dell’Aquila, Carlo Giuseppe Gabardini, Riccardo Piferi
i pezzi originali tratti dal repertorio sono stati scritti con Gino e Michele, David Riondino, Giampiero Solari
aiuto-regia Carolina de la Calle Casanova
con Syria
e Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Marco Parenti
scene Emanuele Crotti
con la collaborazione Mattia Lensi
direzione musicale dal vivo Emanuele Dell’Aquila
disegno luci Loris Bartolini

Una produzione Paolo Guerra per Agidi

09.05.2006 ore 15,21

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