Guizzo's Anna's ending – On the waterfront

ponte

Al porto, Anna saliva su una nave che paradossalmente portava il suo nome. La conoscevano tutti, non poteva dare nell’occhio. Una volta sul ponte, si fermava ad osservare la cassa dalla quale spuntava una tela dipinta. Un omaggio a Michelangelo, a una prima scorsa.

Il giudizio universale.

Ebbe un brivido, e un presentimento.

In the meantime…

Nel suo appartamento nel Bronx, Kate riceveva una telefonata. Una di quelle a cui non poteva rispondere di no. Di malavoglia si apprestava ad eseguire gli ordini, cambiandosi velocemente.

I jeans, il trench, il cappellino nero.

Le chiavi della macchina.

In the meantime…

In Park Avenue, dopo aver depositato la cornetta, Guizzo guardava fisso negli occhi Junior. Dietro quest’ultimo, come angeli custodi, Carmine e Angelo.

"E’ il tuo battesimo del fuoco, ragazzo mio"

Era giunta l’occasione che Junior da molto aspettava (e temeva). Ora avrebbe mostrato di essere all’altezza dell’eredità paterna. Avrebbe sparato.

In the meantime…

Seduta allo scrittoio nel retro silenzioso del suo locale, Irina stava cercando la frase da appendere sulla porta del locale, di lì a poche ore. L’occhio le cadde su un vecchio volume disallineato e gualcito che si trovava sullo scaffale.

Si aprì da solo su una pagina, e lì trovò le parole giuste.

Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante.

Non sapeva perché, ma sentiva che Gibran voleva suggerirle qualcosa, con quel motivo conduttore per la giornata che di lì a poco sarebbe sorta.

In the meantime…

Mark, al distretto, riceveva una soffiata, e si precipitava fuori.

porto_notte

Il resto, si svolse in un attimo.

Junior vide un cappellino nero spuntare dalla tolda della nave. Come dagli ordini, prese la mira, e quando la mano fu ferma, dopo un lunghissimo istante, sparò, credendo di colpire l’irlandese.

Anna scivolò lentamente a terra, ed una macchia rossa dal lato sinistro del suo impermeabile iniziò a spandersi sull’impiantito.

Un secondo dopo arrivò Mark, armato, ed intimò a tutti di gettare le pistole.

Quando vide la ragazza accasciata si sentì mancare. Quel berretto…

Si chinò su di lei e fu solo allora che riconobbe Anna.

– Ma.. cosa??? Kate…. In distretto, una soffiata… diceva…

Kate arrivò in quell’istante. Rimase in silenzio.

– Finalmente ho capito.. dove sbagliavo.

Ad Anna rimaneva soltanto un filo di voce.

– Non si può costruire la passione, non si comanda a un’emozione…

Guardando Kate, e poi Mark, sussurrò

L’amore non vuole che compiersi. Sii felice.

E il respiro si fermò.

Da lontano, solo, seduto sulla panchina del porto, Spankye osservava la scena. La sua soffiata non era servita a nulla, in questo mondo i buoni non vincono, e il bene soccombe.

Ma fino a che punto, lui, Anna, erano buoni, e Junior, Guizzo, cattivi?

Quale era il confine da non superare, la linea che delimitava giusto e sbagliato?

Sapeva soltanto una cosa: i suoi incubi l’avrebbero ancora accompagnato a lungo.

 

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"Sguiiiizzzzzz" fece il foglio.

Strano rumore, eppure ad una prima occhiata il tamburo, il rullo… tutto pareva in ordine nella vecchia Underwood. Ma lo "Sguizz" di quell’ultimo foglio di quell’ultimo capitolo di una storia dal titolo provvisorio di Anna’s Cry stava cercando di dire qualcosa.

"Non importa" disse tra sé J. "Ci penserò domani"

Ora l’aspettavano, non necessariamente in quest’ordine, un sanguinario match di pugilato, di quelli "bianco contro negro", come preferiva, tre dita di Talisker on the rocks ed un cubano di cui prendersi cura iniziando dalla testa da ghigliottinare.

Si avvicinò alla poltrona e ci si lasciò cadere. Poi sfilò le scarpe, si tolse gli occhiali, ed iniziò a respirare profondamente l’aroma del suo whisky.

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