Il mio Natale egoista

Una volta, andavo a messa almeno a Natale e a Pasqua.

Non è molto, lo so, in realtà non mi scostavo nemmeno tanto dal numero di funzioni sofferte dai più, coloro che si professano "cristani" a tutti gli effetti. Non era mia intenzione disquisire però sul numero di messe partecipate e sulla coscienza dei praticanti le chiese, il mio voleva solo essere un incipit che ricordava i "bei" tempi andati. A tutti gli effetti, oggi, non vado più in chiesa nemmeno a Natale.

Sono un pessimo esempio anche per mio figlio, che ho scelto di mandare all’asilo dalle suore, e per il quale ho pianto lacrime di commozione ogni volta che veniva organizzata una funzione per bambini, una preghiera collettiva, una benedizione con lancio di palloncini.

Mi ritrovo a pregare quando me la faccio sotto per la paura di morire. Quando qualcuno accanto a me se ne va per una nuova vita si spera migliore. Quando si presenta un dolorino nuovo (con quelli noti e ricorrenti ho sviluppato un affettuoso masochismo).

A Natale, dopo tutto il via vai di clienti inferociti dall’onda consumistica natalizia che hanno preteso tutto e subito già da novembre, dopo i prezzi lievitati e l’offerta scadente, dopo l’umore nero scatenato dall’impossibilità oggettiva di fare tutto bene e in tempo, l’unico gesto che m’è venuto bene è stato scappare. Fregarmene. Passarmene in panciolle otto giorni, rosolando e facendo il bagno, leggendo (poco) e dormendo (tanto). M’è venuto bene godermi mio figlio, 24 ore su 24, i suoi giochi, i compiti, la prima cotta (a 7 anni, possibile?) e le lacrime il giorno della partenza. M’è venuto bene coccolarmi un marito a volte trascurato, molto tartassato e dato spesso per scontato. M’è venuto bene fare l’egoista, perché il Natale, così come è diventato, è solo questo… Ricevere regali improbabili, che al terzo già ti scappa del tutto al voglia di apprezzare il pensiero che conta – io ne ho fatto un mucchio, impacchettati così com’erano, e l’anno prossimo mi sa che farò un oculato turn-over, sulle note di "metti in circolo il tuo amore" rimetterò sul mercato il ciarpame ricevuto..

… E sono così egoista da fare spallucce di fronte a mia suocera che fa il muso lungo ormai da 21 giorni, ché il Natale si passa in famiglia, e alle 14,40 si va tutti a dormire perché si è mangiato troppo e si fa fatica anche a respirare. (Vogliamo addentrarci nella definizione del termine "famiglia", spiegatemi una buona volta perché io + i miei genitori = no famiglia, io + marito e figlio = no famiglia mentre suoceri + io + marito e figlio = famiglia che obbligatoriamente deve nataleggiare insieme).

Ho passato un Natale egoista, ma ben altre cose mi intristiscono: essermi scordata del compleanno di Barbara, aver dimenticato di segnare sul quaderno le date in cui mio figlio ha perso gli ultimi dentini, non aver scritto di quei due o tre spettacoli bellissimi a teatro, non aver telefonato a Paola che ormai non sento da due anni. Mi dispiace non aver fatto gli auguri a qualcuno, non perché Natale è un pretesto annuale per ricordarsi che esiste, ma perché ho perso un’occasione per dimostrare l’affetto che provo. (Oh, ma su questo si può recuperare, ci sono altri 364 giorni in un anno!)

E.. si, lo ammetto, un poco mi dispiace di non essere stata a messa per Natale. E’ che.. c’era il Natale, con tutti gli annessi e connessi, e me ne sono dimenticata.

P.s.: qui nascoste c’erano almeno 3 cose che non sape(va)te di me. Le altre due le tengo per il prossimo post…

11.01.2007

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