Storie

Serve a qualcosa scrivere delle storie? Me lo domando spesso. Mi domando se l’esperienza possa davvero essere distillata e ridotta a pochi momenti straordinari, forse sei o sette, che ci vengono concessi in una vita intera: e per di più ogni tentativo di scoprire un nesso tra di loro è futile.

E mi domando se ci sono momenti nella vita che non soltanto "varrebbe la pena spendere mondi interi per acquistarli", ma sono anche così pieni di emozione che si dilatano, diventano attimi senza tempo, come l’istante in cui Emil e Inger eran seduti su quella panchina nel parco e sorridevano guardando la macchina fotografica, o quando la madre di Inger aveva alzato la veneziana della finestra del salotto su fino in cima, o quando Malcom aveva aperto il suo astuccio del gioielliere e chiesto a mia sorella di sposarlo. Se mai ci arrivò.

Il mio ricordo più nitido è la luce che vedemmo, quel cielo di pittori, grigioazzurro come gli occhi di Marie e dei suoi nipoti, il colore di un dolore che non se ne andrà mai…….

(Jonathan Coe, La banda dei brocchi)

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5 commenti su “Storie

  1. Vivere per raccontare. Raccontando possiamo cercare di capire le nostre esperienze individuali rielaborandole, in modo da giustificare la nostra esistenza. Narrazione è anche conoscenza, nel senso che vuol dire far comprendere qualcosa a qualcuno, trasmettere un contenuto, un significato. Si narrano storie per comunicare conoscenza. Anzitutto di noi stessi a noi stessi, quindi agli altri.

    Sheherazade, per non essere ammazzata, era costretta a raccontare ogni sera una storia al proprio sposo. Per estensione, la sindrome di Sheherazade è una malattia che colpisce tutti noi che amiamo raccontare storie. Più che una malattia, forse, è una dolce condanna che ci siamo imposti sin dall’infanzia. Il godimento che si trae dal raccontare non ha eguali…

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