Comuni. O marziani?

!cid_005001c9936d$defe83f0$9801a8c0@DomAlbaComuni Marziani è breve e astratto: c’è un po’ di danza, un po’ di musica, molte espressioni e pochi dialoghi, mi ricorda, per certi versi, l’espressività contemporanea di certi spettacoli del Teatro di Dioniso. I marziani sono coloro che cantano fuori del coro, diversi solo per certi versi da tutti noi. Sono figli di madri che parlano in dialetto e come il loro accento stretto si rinchiudono a riccio di fronte all’omosessualità, sono ballerini di balera o di disco che non riescono ad abbracciare una persona dell’altro sesso. Sono saltelli allegri di un uomo vestito da sposa che si lancia sul capo il riso, o sguardi vuoti e persi di una donna che nello stesso abito da sposa pencola rassegnandosi ad una realtà conformante. Sono movenze da disciplina orientale compiute con camicia e cravatta, al mantra di “sono eterosessuale” come di training autogeno. Sono uomini sdraiati, che si abbracciano con affetto su un piano inclinato mentre una voce registrata diffonde sgocciolii uniti ad insulti omofobici.
C’è un campionario vario di felicità sbandierate e infelicità nascoste, tentativi di essere diversi e bisogno di essere comuni, il tutto senza la certezza che la normalità sia da una parte piuttosto che dall’altra.
Un’ora densa in una saletta raccolta, e quando le luci si sono aperte e mi sono alzata per  uscire ho visto Claudia, in balconata. Mi è ritornato alla mente quando  da piccole dormivamo insieme: io tiravo fuori da sotto il mio letto il cassettone ed usciva il materasso per lei. E poi, diversi anni prima che scoprissimo i primi fidanzati, le prime birre, le prime volte, ci sedevamo una accanto all’altra su quel lettocassetto, e ci baciavamo, e ci toccavamo.
Non so quanto fossimo diverse o quanto uguali in quell’età di esperimento e inconsapevolezza. Non so che cosa ci abbia portato lontane una dall’altra, ma vederla adesso ceh abbiamo quasi quarant’anni, lei sempre bella e orgogliosa, con i suoi occhi verdi e i capelli cortissimi, e accompagnata ad una donna, mi ha fatto pensare che non sono le diversità il vero problema, ma la mancanza del coraggio di esibirle.
Non importa se questa diversità si chiami omosessualità piuttosto che bisessualità, o perversione sessuale.
Il coraggio è quello che importa.06
"Comuni marziani. Ovvero dell’omosessualità e dell’affettività" – Tecnologia Filosofica
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