Al bar

So come ti senti. Comprendo il senso di mancanza, e la ricerca altrove. So che, arrivati ad un certo punto, il pensiero costante è quasi come un fantasma, da fugare, per liberare se stessi.

So. Che certe storie non hanno sviluppi, ed è importante sapere da subito che ciò che ora ti fa viaggiare su una nuvola e sorridere in ogni momento della giornata finirà, ciò che ti prende nella pancia come un crampo e ti attraversa senza liberarti più, è destinato ad abbandonarti il tempo di qualche mese, una settimana, forse una giornata.

Devi saperlo da subito, perchè se è vero che anche tu, come me, hai bisogno di toccare, sapere, vivere, per poi magari accantonare senza rimpianti, è qualcosa che potrebbe abbandonarti a piccoli pezzi da raccogliere con il cucchiaino. Sai chi li raccoglierà, questi pezzi, inconsapevole di tutto.

Oppure, non permetterai a nessuno di distruggerti, perchè non sei così autolesionista, però prima o poi il completarti altrove ti renderà infelice, e dovrai fare delle scelte, abbandonare qualche via. Per sentirti meglio con te stessa.

Rimpiangerai questi momenti di felicità incosciente (e goditeli, perchè te li invidio un po’), oppure ne cercherai altri, daccapo, ripetendoli. Se permetterai a qualcuno di ferirti, non ti fiderai più, sarà una sorta di autodifesa.

Crederai di voler smarrire la strada di casa per sempre, oppure tornerai al focolare, e chi ti aspetta non saprà perchè avrai sempre quello sguardo assente e malinconico, alternato a momenti di svagaggine. Tu ti perdonerai, o forse no, questo non posso saperlo.

Confesserai o forse rimarrai zitta per sempre come nel miglior romanzetto trasportacuore.

Devi saperlo prima, anche se adesso sei coinvolta e non possiedi obiettività.

Cercati un’occasione pubblica.

Infine, devi cercarti una scusa, una balla plausibile, avallata possibilmente da una telefonata di qualcuno, che ti permetta di fuggire a gambe levate. Potrebbe non piacerti. Potresti non piacergli, certo, ma quello è un problema suo, non tuo.

No, non è vero che l’empatia bidimensionale che avete provato finora è fuori dubbio. La terza dimensione ha un ruolo decisivo.

Potrebbe essere noioso e pedante, un cretino. Potrebbe mancargli un dente e tu ritrovarti a fissare quello spazio nero senza badare alle parole affascinanti. Potrebbe essere un maestro della lusinga virtuale e volerti scopare solo per mettere una tacca alla cintura. D’altra parte, siete consapevoli di essere sposati: per via della stessa possibilità che vi date di tradire moglie e marito potreste tradire un amante. (E’ sufficiente ricordarselo, essere almeno un po’ coerenti).

E poi, potrebbe puzzare, mangiare con la bocca aperta. O potrebbe mancare quella scintilla che a pelle fa provare un’attrazione irresistibile e che per iscritto, a parole, ti coinvolgeva esattamente come un racconto, un libro, un film. Che non sono reali. Che possono aver letto o visto tante persone.

Concludo. Non devi scopare per promessa o per beneficienza, non lo devi a nessuno.

 

Non avrei mai immaginato di fare, un giorno, un pistolotto simile. E proprio ieri.

 

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4 commenti su “Al bar

  1. Sarebbe una storia troppo lunga da raccontare – e poi ci vorrebbe la penombra, un divano, un caminetto acceso.

    Ma è come se avessi vestito le parole a mia misura.

    Potrei aggiungere che da certi incontri non si esce mai indenni: un prezzo c’è e occorre essere sicuri di poterlo pagare, senza fare tante scene.

    Anche se il pistolotto non era rivolto a me, ti ringrazio comunque.

    🙂

    Ciao, buona giornata.

    Pim

  2. Beh, c’è da dire che tu hai sintetizzato al meglio il punto, e in due egregie righe.. se ti cito mi chiedi le royalties?

  3. anonimo il said:

    Ciao, scusa se ti scoccio ogni 2/3 anni sai…è più forte di me. volevo consigliarti, tra le songs che puoi far sentire nel sito, Cripple and the Starfish e Hope There’s Someone, tutt’e’due di Antony and the Johnsons. Vedrai che ne vale la pena. Aldo

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