Ieri, la prima volta

Qui posso dirlo, son due notti che me la sogno, la mattina di questo 11 settembre. Ho trascorso il venerdi mattina a stampare sul Dymo etichette con il nome, appiccicarle su biro, diario, portapenne, quaderni. La domenica mattina se n’è quasi completamente andata in prove di jeans, camicie, polo. Abbiamo poi anche stabilito il menù per il pranzo.

 

Alla fine, è arrivata l’ora. Alle otto in punto era qui, in ufficio, pronto per partire. La macchina fotografica ha immortalato in momento, che non ritornerà più (echi di Battiato?). Poi, siamo partiti. Io alla guida, come sempre. Lui seduto dietro, sul seggiolino che ormai non è più necessario. Impettito, nel suo grembiulino nero. Accanto, lo zaino, nuovo "di pacca".

Parcheggiamo, scendiamo, e ci infiliamo nel fiume di genitori e bambini alla loro prima volta. Alle otto e venti suona la campanella ed entriamo. Un vigile di cartone ci mostra la strada, "Classi prime, primo piano". All’ingresso di ogni sezione coppie di bambini attendono i primini con grandi sorrisi e costumi in tema marino. In fondo al corridoio, in attesa di fronte alla prima A, troviamo una conchiglia e un polpo.

Entriamo e scorgiamo vecchie facce dell’asilo, nuovi visi, nuove impressioni. Mi sembra di notare un sacco di mamme in ansia, e pochi bambini preoccupati.

Osservo il mio ex pulcino sistemarsi in ultima fila insieme ai suoi due compagni del cuore dei tempi dell’asilo.

Viene fatto un primo appello dal maestro, mentre la maestra distribuisce pesciolini colorati con il nome dei bambini scritto tra le squame. Così si inizia a conoscere la propria classe.

Ad un certo punto entra un uomo dai capelli e baffi brizzolati, il direttore. Indossa una giacca blu marine a doppio petto, con bottoni dorati, e un cappello bianco da ufficiale.

Inizia il suo discorso ai bambini, raccontandogli del suo amico, il capitano Achab, e dei viaggi che intraprende in mare. Snocciola una metafora sulla scuola come nave e i bambini come marinai, e infine li invoglia a disegnare le loro impressioni, ad indirizzare – magari prima di Natale – le loro letterine a questo capitano, per raccontargli cosa succede. Poi saluta, e va in un altra classe a ripetere il suo benvenuto.

Ora i genitori vengono accompagnati alla porta, salutano intimiditi i loro ex piccoli, ormai scolari, ed escono.

Io giungo in ufficio con lo stomaco che finalmente si schiude.

Apro il mio file di word, ed inizio a scrivere.

 "Caro Capitano Achab,

scritturanon so se ti ricordi di me, ti ho scritto tante volte, in passato, volte innamorate, tristi o malinconiche, volte felici per le piccole emozioni di un raggio di sole o una canzone nell’aria.

Questa, però, è un’occasione completamente diversa.

Oggi, non si tratta più di me. Oggi ti volevo parlare di quel bambino biondo nell’ultimo banco della Prima A……… "

12.09.2006

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4 commenti su “Ieri, la prima volta

  1. saette il said:

    Questo post mi ha messo di buon’umore, grazie. Ho una figlia della tua stessa età, ma ancora senza figli – ci vuole un compagno adeguato per farli – e spero li faccia, e li accompagni a scuola come sai fare tu.

  2. sono sicura che il capitano Achab è un buon lettore, d’altronde lui conosce viaggi impossibili…

    saluti

    jomarch

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