Guizzo's Spankye: no mercy in Mercy Street

Spesso è difficile comprendere il momento preciso per reagire ad una situazione. Quando si va giù, sempre più in basso, si finisce per raspare il fondo del barile, la vita sembra uno schifo ma non si ha la forza di sputarle in faccia, ecco, in quei momenti è difficile riuscire a prendere tra due mani il proprio destino e iniziare a schiaffeggiarlo.

A meno che non intervengano forze esterne a smuovere la situazione.

spankye Nel caso di Anna, il destino si chiamava Spankye.

Il ragazzo era rimasto molto turbato dalla situazione in cui aveva trovato la figlia del suo boss, ed era stato mosso da insolito interesse.

Non riusciva a comprendere se, per via del suo "segreto", inconsciamente ci fosse un desiderio di intervenire sui mali altrui per chiedere al mondo di estirpare il suo dal petto, l’unico fatto che riusciva a vedere però con chiarezza era questa voglia di starle accanto.

Inizialmente telefonava, e insisteva spesso per vederla, anche se non si poteva dire che lei gli venisse incontro in quanto a disponibilità. Spesso non rispondeva – eppure lui sapeva che Anna non si muoveva di casa. Successivamente, lei iniziò ad accettare di buon grado la compagnia protettiva e confortante di Spankye, anche se spesso finiva per immalinconirsi, andare altrove coi pensieri, acharlottegainsbourg un uomo che certamente, pensava lui, non sapeva cogliere il buono di quella donna.

Nonostante questo, Anna con Spankye non aveva l’atteggiamento della persona sconfitta a cui era solita abbandonarsi. Probabilmente proprio per via della somiglianza caratteriale che li avvicinava, lei sentiva un’empatia che non necessitava di dimostrazioni, né con parole, né con gesti.

Passeggiava, la notte, Spankye. Macinava isolati per non pensare, tergiversava per ritardare il più possibile il momento del rientro a casa, in un letto nel quale si sarebbe svegliato madido di sudore con l’eco della parola "assassino" a sbattere furiosa nelle tempie.

Camminava tra Chinatown e Little Italy, alcune volte l’alba lo coglieva di sorpresa al Village, e si ritrovava quasi senza averlo deciso in Mercy Street, sotto casa di Anna.

zcn00987_2020604153654 Così, prendendo il coraggio a due mani, suonava, saliva e si lasciava accogliere da una tazza di caffè fumante, talvolta accompagnata da ciambelle appena sfornate prese al bar dell’angolo.

Davanti alla caffeina i nodi di due esseri molto simili iniziavano a sciogliersi come grumi di zucchero.

– Cosa ti turba di più, la possibilità che l’accusa sia veritiera, oppure il fatto che non lo sia per nulla?

– Anna, non so dirti. E’ che… l’ho visto quell’uomo, sono stato io a legarlo. Ho dovuto, faceva parte della mia iniziazione, c’erano Junior, Carmine e…. come si chiama…

– Angelo.

– Si, lui. Mi stavano insegnando come incaprettarlo. Dicevano che era una maniera per convincerlo. Gli ho legato i piedi. Le mani erano già imprigionate dietro la schiena. L’ho buttato per terra, a pancia in giù, con l’addome su quel cemento lurido del magazzino di Soho, quello dove tuo padre conserva i carichi di caffè per confondere i cani. Era spaventato ma i suoi occhi non si distoglievano dai miei. Gli ho unito mani e piedi passando la corda intorno al suo collo. Carmine mi spiegava che di lì in poi si sarebbe trattato soltanto di attendere. Diceva che avrebbero tagliato la fune prima che il fiato gli si mozzasse definitivamente, ma che avrebbero aspettato il giusto, per ottenere ciò che volevamo da lui. Poi però mi hanno portato via.

– E non nei hai saputo più nulla?

– Nulla. L’altro giorno però, Junior mi ha fatto uno strano discorso a proposito della sensazione di potere che inebria quando sai che disponi della vita e della morte di qualcuno. Anna… io… ho avuto paura di tutto questo.

– Ti comprendo, non sai quanto. Purtroppo devi decidere, però. Stai, o te ne vai. E’ una brutta partita a poker, ma se la abbandoni puoi ancora ritrovarti con le mani pulite. Diversamente, se continui, dovrai iniziare ad accettare su di te la spada di Damocle della colpa. Non ci sono vie di mezzo, dovrai diventare colpevole o innocente, almeno per te stesso e per la tua coscienza, se anche poco somiglia alla mia. Di fronte al mondo, alla legge, al sistema, avrai un sacco di possibilità, di sfumature di colore da mostrare. Ma per me e te i contorni sono definiti.

– E’ per questo che…..??

Spanky627_stae fece un cenno alla porta di casa, che Anna non varcava da molto, troppo tempo.

– Anche. Io però, l’incaprettato, l’ho visto morire. E lo amavo.

04.10.2006

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