L'anno che verrà

….ma l’unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente

(Jovanotti, Fango) 

E’ arrivato subito prima delle feste, in barba agli scioperi e al solito intasamento natalizio. Un bel pacchetto con i volumetti del concorso Donna&Donne, pubblicato da Edigio’ (ma non ne ho ancora trovato traccia sui principali bookshop on line). In copertina Tamara de Lempicka, e dietro un codice Isbn. L’ho poggiato vicino al Topolino di mio figlio: risultava più piccolo. L’ho aperto: effettivamente l’impaginazione è stata rispettata, io sono a pagina 47 con le mie melancolie, in alto il mio nome e il mio cognome.

Non so perchè, non ho provato niente. Mi sono rimessa a inscatolare un panettone, una bottiglia di brut, una di moscato, un sacchetto di torroncini friabili ed uno di ricoperti al cioccolato. Mio figlio si è divertito a chiudere le confezioni. Il Babbo Natale aziendale se n’è andato, come di rito, nell’ultima ora dell’ultimo giorno prima della chiusura: tredicesima a destra, pacco regalo a sinistra, arrivederci all’anno nuovo, tanti auguri a casa.

Il pomeriggio mi sono appisolata sul divano, dimentica dei rientri pomeridiani in ufficio, e son rimasta come svuotata per un po’, poi di malavoglia mi sono messa a incellophanare oggettini "fai da me" di découpage, che ho ammannito a amici e parenti vari per le feste. Poi ho cucinato, tanto, per gli amici, e per i parenti, e per Natale, e per Capodanno. Ho messo un nastrino rosa intorno a due copie del mio libriccino, e le ho regalate alle mie ex compagne di scorribande. Siamo andate al cinema, senza quasi parlare.

Cosa ho provato? Niente. Non posso dire di stare male. Non riesco ad affermare di stare bene. Cosa mi manca? Nulla. Scrivere? Non ne ho voglia. Uscire? Neppure. Non telefono a nessuno. Non mi faccio viva con le persone lontane.

Non ho mai avuto talento. Probabilmente scrivevo perchè avevo una passione che mi incoraggiava. Adesso non provo niente, non so cosa scrivere.

Ora che non c’è più nulla che mi accenda, ora che il dolore (che la fortuna sfacciata non mi dispensa per buona sorte) non è nemmeno più l’ombra di quello ricordato, mi resta un sms che recita "Buon anno, ovunque tu sia", e ripenso alla neve attraverso i finestrini del trenino rosso in Valtellina, all’ultima domanda che ottenne un "mai" come risposta, ripercorro le speranze inattese, ricordo la voglia di fare che avevo e che non ho più, e mi domando se sia migliore la sofferenza che rende vivi, o questo sonno disincantato di chi nulla vuole e nulla costruisce. 

Buoni propositi per il 2008? Sentire qualcosa.

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6 commenti su “L'anno che verrà

  1. Ti apparirà scontata questa considerazione, ma non riesco proprio ad esimermi dal farla: secondo te una che scrive così quando non sente niente non ha talento??

    E poi,un abbraccio e molti moltissimi auguri, che il 2008 sia stracolmo di emozioni

    Prish

  2. La penso come Prish…

    Però dopo la sofferenza, la fatica, il sogno che si realizza credo subentri un rilassamento infecondo. La tensione ti lascia e ovviamente ti senti svuotata…

    Purtroppo ho la sofferenza a motivare il mio rifugio nella scrittura dunque non conosco bene la fase “out”, penso però sia transitoria come un dopo sbronza…Passa Agnés, troverai nuova carica, magari anche nella molle quiete o in una gioia improvvisa chissà…

    Auguri e…si può leggere? Dove si trova la raccolta?

    Un abbraccio

    Irene

  3. Sono in sintonia con chi mi ha preceduto nei commenti.

    Eppoi, il talento…chi saprebbe darne una definizione senza utilizzare come parametro le proprie capacità?

    Ti riprenderai, già lo stai facendo, credo.

    A presto

    EBass

  4. Forse il problema non è nemmeno la mancanza di talento: il mondo è pieno di gente mediocre che vive splendidamente, realizzata e felice. Io non ho realizzato un sogno, non ho fatto nulla per meritare niente, ma sono stanca. E non provo nulla. Non è questione di scrivere, forse è questione di voglia di vivere.

  5. “Rimani in silenzio, stai quieta. Ma tiene alte le orecchie che non puoi sapere cosa sbucherà da dietro l’angolo”. B.

  6. E’ soltanto un calo di tensione fisiologico, succede. Una specie di quiete depressiva dopo la tempesta. Io credo che tu abbia realizzato dei sogni, sebbene non te ne rendi conto, e che te li sia straguadagnati – e strameritati. E anche il provare nulla è un provare qualcosa. Stai semplicemente ricaricandoti, un po’ lentamente forse (questione di metabolismo lento). Tra qualche giorno sarai nuovamente in pista, con idee e desideri nuovi di zecca.

    Tra l’altro: ho citato il tuo blog tra i nominati ai Thinking Blog Awards. Non so bene che cosa si vinca, però promettimi che dividiamo.

    Un abbraccio.

    Pim

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