Girando intorno al mio ombelico

Va beh.. è bello anche trovare qualche commento spam che affiora tra vecchi post che avevo dimenticato di aver scritto: la pubblicità che forniscono resta inascoltata, però la rilettura della me medesima di qualche tempo fa mi attira, e autocompiace: lo so che chi si loda si imbroda, però è inutile che faccia l’ipocrita, mi piace come scrivevo, a volte.

Non ricordo quanto tempo e impegno ci mettessi, so che oggi mi riesce difficoltoso persino redigere la lista della spesa, ma mi rammarico più del fatto di non lasciare qualche cosa da rileggere tra un po’, qualcosa che mi ricordi un bel periodo, un vecchio modo di vivere, un diverso modo di pensare.

Ogni tanto mi costringo, tiro giù due righe rubando il tempo all’ufficio, ma non è come il costante allenamento di una volta, per scrivere (bene, almeno benino) ci vuole tempo, dedizione, esercizio, anche un po’ di training autogeno, a volte, mentre io mi sono fermata prima della mezz’ora settimanale di ginnastica che non serve a niente…

Ho dimenticato di scrivere qualcosa persino a ridosso del mio compleanno, io che una volta ringhiavo già la settimana prima, mi incazzavo il giorno x e mi deprimevo per almeno i 15 giorni a seguire, ho compiuto i 41 nell’indifferenza più totale, e non sono mai stata meglio… In effetti, spesso mi dicevano che nelle mie parole scritte trasparivano tanta tristezza e pessimismo…

Ebbene, oggi forse non riesco più a scrivere semplicemente perché sono troppo felice, niente degli accadimenti negativi in cui incoccio riesce a scalfirmi, tutto mi scivola addosso e mi lascia indifferente, forse è un po’ scherzare con il fuoco, me lo ripeto spesso, ma sono felice, e questo, proprio, io non sono mai stata capace di scriverlo perbene: ho passato troppo tempo a lamentarmi di qualcosa girando intorno al mio ombelico. Ora, riesco solo a godermela.

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Un commento su “Girando intorno al mio ombelico

  1. Bello godersela, e pazienza se si sacrifica (per qualche tempo) la vocazione letteraria. Meglio essere bon vivants che artisti tristi. E poi, quando si ritorna a scrivere, si è freschi di nuovi spunti.

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