Ogni casa ha il suo prezzo – e non sempre si parla di soldi

 Da qualche tempo cerco casa. Senza urgenze particolari, e con la blanda convinzione di chi non ha uno sfratto che pende ed è, per giunta, attorniato da persone che non hanno nessuna intenzione di traslocare.

A remarmi contro è anche la difficile reperibilità di quella che io chiamo “la casa dei miei sogni”: una piccola struttura bianca, con i tetti in coppi, un po’ di patio e di giardino, una camera in più per la nuova arrivata, un po’ di indipendenza dal lavoro e dai genitori ma una vicinanza sufficiente a coprire le distanze anche a piedi… Insomma, sogni.

Tutte le volte che mi sembrava di aver trovato qualcosa, rimanevo delusa. Una volta era nei paraggi al lavoro, ma gli interni erano un incubo. Un’altra volta da sogno (per il venditore) era il prezzo. Un’altra volta ancora, il sogno si poteva fare durante il tragitto in macchina per arrivare in città. Insomma, niente da fare.

Qualche mese fa camminavo con il passeggino, perlustrando tutte le vie traverse del quartiere, e mi sono ritrovata ai piedi della collina, luogo da cui ho potuto gettare un largo sguardo a tutti quei prati verdi freschi freschi di nuovo piano regolatore; mi è quasi parso di vedere aleggiarvi sopra le lunghe mani dei proprietari della zona, i piccoli industriali o grandi artigiani che fino a ieri avevano un fazzolettino di verde parco o un terreno agricolo e oggi invece si ritrovano un’altra prospettiva.

Ho pensato, quasi con le lacrime agli occhi, com’era possibile che in mezzo a tutte queste manovre commerciali non ci fosse un piccolo spazio anche per me.  Ero doppiamente sconsolata, a dire il vero, perché in mezzo a quelle grandi mani ci sono anche, nel loro piccolo, gli artigli di mio padre su cui comunque, a naso, non sento di poter contare: pronto ovviamente a investire ogni volta che si scorge il profitto, credo che non perderebbe l’occasione di confezionare, insieme ai suoi compari, un bel tre piani più attico da mettere subito in locazione, anche se fa finta di ricordarsi, ogni tanto, di avere una figlia.

In realtà non si è mai sbilanciato espressamente, facendo intendere di voler la mia felicità a patto che io lo implorassi di aiutarmi ad ottenerla. Nel suo far cadere dall’alto ogni piccolo aiuto si è scontrato con la mia scarsa attitudine a pregarlo, nel mio essere fin troppo simile a lui caratterialmente. Così il mio orgoglio mi ha portato a rinunciare piuttosto che chiedere, magari rinfacciandogli di aver dato spesso molte mani al mio fratello adorante e adorato, luce dei suoi occhi e degno erede senza il quale nulla potrebbe essere portato avanti – mentre io sono un optional.

Disdetta è che io possa fregarmene per poter vivere serenamente anche da figlia-minore-femmina-che-conta-la-metà, ci ho impiegato qualche anno e qualche testamento plateale, per smettere di soffrirne e capire che non posso più accettare di essere misurata con la scala di valori degli altri, però ce l’ho fatta, e oggi amo ragionare con la mia testa e pagare con la mia tasca, cosa che probabilmente lo fa indispettire ancor di più e mi svaluta ulteriormente ai suoi occhi – anche se la verità non è stata mai espressa apertamente.  Finora.

Dopo tante ricerche che però nessuno ha preso sul serio, finalmente si è materializzata non dico la casa da sogno, ma almeno un delizioso compromesso, ed è possibile che questo sogno si riesca ad avverare, non senza qualche sforzo economico, senza chieder favori.

 Questo ha scatenato le ire funeste di  Zeus, che ha iniziato a scagliare fulmini asserendo che io sarei pazza a cercare di allontanarmi da un posto dove non mi manca nulla – sua compianerottola, non solo sa subito da quando a quando sono stata via di casa, ma devo anche accettare di riferire dietro pressante richiesta dove mai mi sono cacciata, non ho l’autonomia di decidere neppure come potare le rose, che rischiano addirittura di finire cementate, inoltre, quando il lavoro necessita è ovvio che bisogna subito rispondere, perché due rampe di scale non sono sufficienti a dire “ormai sono uscita, ci penso domani”, insomma: è vero che non mi manca nulla, il problema è che ho sovrabbondanza di tutto, compresi effluvi di lavorazione che sembra sempre percepisca solo io, e vista sul tetto dell’attività artigianale, con tanto di comignoli-pagoda-asiatica installati ovviamente facendo finta che fossi cieca.

 Dato che mi sono mostrata indifferente a tutto, allora il contrattacco è passato al pietismo, mostrandomi due nonni anziani, con problemi di salute e necessità di assistenza, ai quali vorrei anche portare via la luce dei loro occhi, la mia piccola appena nata che ovviamente guardano per cinque minuti mentre la tengo in braccio io, e appena piange si voltano.

 Ieri mattina, poi, si è messo a telefonare a destra e manca chiedendo se c’erano appartamenti “vista su capannone” in vendita, dicendo che era per sé e che non voleva perder di vista la sua creazione, chiedendo la camera in più che io sempre porto a maggior ragione delle mie ricerche. Se io gli avessi chiesto tempo fa di fare una cosa del genere, mai si sarebbe mosso, ora, pur di ostacolare le mie idee si spinge a domandare in vendita anche quello che sul mercato non c’è – il suo motto è sempre stato “il mondo è mezzo da comprare, mezzo da vendere” – ovviamente mi ha anche ricordato il suo fazzolettino edificabile a confine attività, quello che chiama “francobollo”, dove oggi c’è un orto conto terzi e io già vedo la prossima speculazione. Lui mi chiede di aspettare – quanto ancora? – promettendo una casa dei sogni, anche lui, ovviamente senza specificare chi sta sognando.  

 Quando scopre che “non ho scritto”, insomma, che ancora non ho concluso, mi dice apertamente di essere contento.  Quando gli rinfaccio di aver sempre aiutato mio fratello e di remarmi apertamente contro, lui finalmente me lo conferma a chiare parole, ammette e ripete. Ecco, io ora vorrei odiarlo, tanto, ma mi trovo a non riuscirci.

 Poi penso a quando ero in ospedale per la nascita della piccola, mio figlio mi ha portato un “ti voglio bene” da parte di mio padre, una frase che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirmi di persona – salvo poi chiedere se mi aveva riferito, e ribadire soltanto “guarda che lo penso, e non se l’è inventato lui”. Purtroppo, mio padre mi sa amare solo così, e io vorrei tanto odiarlo, ma non ce la faccio. Anche io lo so amare solo così.  E’ il nostro prezzo di compravendita. D’altra parte, il mondo è mezzo da vendere e mezzo da comprare. Basta identificare la cifra limite.

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4 commenti su “Ogni casa ha il suo prezzo – e non sempre si parla di soldi

  1. Guardando mia moglie e la sua famiglia, mi sono reso conto quanto nella Granda la donna sia assai più discriminata che altrove (ad esempio, che in Sicilia). In Sicila spesso accade il contrario: la figlia femmina, sul piano ereditario e della protezione è privilegiata, va difesa. Invece ho visto che nella Granda è il contrario. Conta solo il figlio maschio. E’ un fatto che non è affatto noto, perchè è facile che rimanga nascosto. La donna, che ha sofferenze forti per questo motivo, non tanto per il fatto materiale (che pure c’è), ma soprattutto per una questione affettiva, difficilmente lo dice. (io, difficilmente ho potuto intuirlo, non lo dice neanche a me)

  2. E pure è difficile non solo dirlo, ma assimilarlo, visto che i genitori son quel che sono e non puoi spaccar loro la testa… Si rischia di somatizzare questa loro diversa misurazione in termini affettivi anzichè meramente economici – è proprio questo che fa tutt’ora male a me – tutti i soldi del mondo non pagherebbero un piccolo sostegno morale – vabbeh – scrivendone qui mi sono sfogata. Consiglio di moglie: l’appoggio, anche silente, di un marito, conta tantissimo in questo caso.

  3. Secondo me, la percentuale è un po’ diversa. Il mondo è 1/4 da vendere, 1/4 da comprare, e 1/2 che non si fa né vendere né comprare. Ci sono cose che hanno un prezzo, altre un valore. E credo che restare in quest’ultimo 50% sia un valore.

  4. D’accordo con Pim: c’è anche quel 50% ed è un valore.
    Costi quel che che costi.
    E d’accordo con Agnes: gli appoggi, seppur silenti, aiutano molto a sopportarne i costi.

    😉 Prish

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